Olivetti - Il Musical
1 e 2 Febbraio 2013 - Teatro Giacosa Ivrea
Regia di Lucia Rossetti e Matteo Chiantore
Coreografie di Fiorella Pacetti
Con la partecipazione straordinaria di Paola Mei
Scenografie di Bruno Gentile, Luca Diotto, Patrick Siviero
Tecnico luci e audio Bruno Nepote
È una Olivetti "live" quella proposta attraverso uno spettacolo che della saga olivettiana offre scorci inattesi, polaroid dimenticate, aneddoti e soprattutto testimonianze insolite, di quelle che difficilmente si rintracciano nei documenti e nella storia ufficiale.
La grande storia della Olivetti rimane sullo sfondo, ma puntualmente appare e la si può riconosce attraverso i varchi che i personaggi aprono con le loro piccole storie, aggiungendo la propria voce al racconto corale di un'esperienza che forse non sarà mai possibile raccontare e comprendere fino in fondo.
La scelta di dare voce a chi voce non ha è chiara dalla prima scena: nei panni del narratore si trova il "matto" cittadino che appartiene alla memoria collettiva della città, armato di bicicletta da corsa, asciugamano al collo e una borsa piena di parole e di ricordi.
Al suo fianco, una spalla d'eccezione: il pino – in realtà si tratta di un Cedro del Libano – che da sempre contraddistingue la portineria di Via Jervis e ha finito per decretarne il nome.
I due personaggi, testimoni di un periodo storico compreso tra gli anni '40 e gli anni '90, ci regalano scorci esilaranti, momenti di grande dolore, emozioni e piccole storie sfuggite al flusso degli eventi che, come ritagli di giornale, volano senza peso nello spazio della memoria, impigliandosi nel racconto di un testimone.
In una carambola di voci e personaggi, la spirale dei pensieri folli del narratore si intreccia con la storia, per poi restituirci al presente, spiaggia di approdo dopo la lunga deriva nel tempo e nella coscienza, a chiederci che fare di noi, di questa irripetibile esperienza e del nostro futuro.
Considerati i personaggi in scena, la risposta alla domanda sul senso di questa avventura chiamata Olivetti non può che essere allo stesso tempo folle, inaspettata e struggente.